domenica 11 novembre 2007

HUGO CHAVEZ FA INFURIARE RE JUAN CARLOS DI SPAGNA

Battibecco fuori programma fra il re ed il presidente contadino

Servizio di Silvia Testa per la 7

lunedì 5 novembre 2007

Italia impazzita fra romeni, rom, inutili sgarbi e apprestamenti di guerra

"Mia figlia Lalla è nata in Sardegna a Perdasdefogu il 7 gennaio 1943, perché eravamo lì in un campo di concentramento". Quella di Rosa Raidic (Lacio Drom n.2/3, 1984) è una delle rarissime voci di zingari testimoni della seconda guerra mondiale, una delle poche testimonianze che riguardano l'internamento in Italia, sotto la dittatura fascista, di un popolo sempre perseguitato e, anche per questo, ignorato e dimenticato dalla memoria e dalla storia delle dittature nazifasciste”.

E’ l’ inizio del racconto di una persecuzione italiana che pensavamo destinata all’oblio, che è radicata nelle coscienze, ma – irrisolta - si riaffaccia dopo settanta anni con le stesse forme della persecuzione razzista. Un delitto, orrendo ed esecrabile, costituisce la miccia – nonostante le raccomandazioni dei parenti della vittima – per scatenare un’odio recondito, ma radicato nelle folle, che raggiunge la persecuzione “in quanto si è diversi”. Inseguendo i peggiori umori della destra nel vano tentativo di acquistare una credibilità perduta, un governo di centrosinistra la supera con un decreto d’urgenza che il Capo dello stato firma immediatamente (come rimpiango Pertini) mentre sua sarebbe stata la doverosa azione di calmare le acque. I provvedimenti collettivi o le porcate proposte da Fini hanno suscitato clamore e sdegno non solo nella incolpevole Romania, ma nella UE dentro la Commissione Europea. Un decreto attribuisce ad un ente amministrativo provvedimenti inerenti la libertà personale senza intervento della Magistratura. Non ci risulta che la Costituzione preveda i Prefetti fra i giudici naturali e pensiamo che il decreto sia un bluff accontenta-popolo per due semplici motivi: i trenta giorni prima dell’espulsione “de facto” e la possibilità del ricorso alla magistratura, quella vera.

Puerile, ridicolo e maleducato il comportamento di Berlusconi, Fini e Casini (finalmente sposo in Caltagirone) durante il convegno CISL. Prima che intervenisse il presidente Prodi si sono – vistosamente - alzati e sono andati via. Protesta? No, comportamento infantile di chi non ha digerito, dopo 17 mesi, la sconfitta.

Preoccupante invece il comportamento di Napolitano. Il nostro Presidente non ci è piaciuto per niente. Da comunista non avrebbe detto ciò che ha detto. Ma si sa, si cambia col tempo, alla Ferrara. Quel suo “volemose bene” per “difendere l’Europa anche oltre i confini” puzza molto di bushismo. Signor Presidente, l’Italia non ha 400 miliardi di dollari da investire per esportare la democrazia.

E, come al solito, ricorriamo a Grillo per avere documenti sullo stato dell'arte

venerdì 2 novembre 2007

Il legno illegale. I pigmei contro la World Bank

“Il commercio di legno illegale, o coinvolto nel traffico illegale di armi, rappresenta solo la punta dell’iceberg del più generale fenomeno della deforestazione. Di fatto il legno illegale, oltre ad essere sinonimo di pratiche di gestione forestale prive di responsabilità, è divenuto un vero e proprio motore della distruzione delle foreste. Difatti, mentre le attività illegali distruggono preziosi ecosistemi, l’immissione sul mercato di stock di legname a basso prezzo crea un effetto di dumping che rende economicamente non realizzabile uno sfruttamento sostenibile delle foreste”

Nonostante le campagne portate avanti da molte associazioni (vedi Greenpeace – versione htlm) continua la deforestazione selvaggia del Congo dopo il termine della guerra civile. Con la “scusa” della ricostruzione, la banca mondiale ha puntato sulla commercializzazione del legname affidando alle multinazionali 600.000 (seicentomila) chilometri quadrati di foresta che è il secondo bacino al mondo in quanto a risorse forestali. Un impatto spaventoso sul piano del clima e dell’ecositema. Il frastuono dei mezzi e delle pesanti seghe a motore (che distruggono materialmente la foresta) allontanano dalle zone interessate gli animali che costituiscono il principale alimento dei Pigmei. Ora una delegazione di dodici tribù si è recata negli U.S.A. per cercare di negoziare con la World Bank condizioni meno devastanti.(vedi i rapporti in www.greenpeace.it/camp/foreste/illegale.pdf ed anche in www.greenpeace.it/archivio/foreste/africa.pdf .