Non sente ragioni don Pierino e, spalleggiato dall’ineffabile psichiatra -televisivamente onnipresente- Meluzzi snobba il Cardinale e tira per la sua strada. Come costumanza dei suoi sodali, Gasparri e Santanchè, per esempio, che lo vogliono “santo subito” o gli vorrebbero dedicare (e lo faranno) una giornata al sole, urla e sbraita contro tutti. Dai magistrati, ai colleghi preti, ai superiori cardinali forte della sua innocenza (lo dice lui mentre noi aspettiamo almeno la verità processuale) che deve rimanere -fuori del giudizio degli uomini, “ma stiamo scherzando?” nell’iperuranio del paradiso dei giusti. Sennonché un altro prete che si occupa anch’egli di comunità e giovani, afferma diversamente. La conferma, naturalmente indiretta delle accuse fatte a don Gelmini, dovuta alla testimonianza a suo tempo resa da Don Mazzi (comunità Exodus) alla magistratura, ha irritato don Pierino che però andatosene a Pompei a consultare forse l’avvocato Bartolo Longo si è autoassolto subito e per precauzione si è anche preso l’avvocato Coppi, che –non si sa mai e facciamo le corna- ha già fatto quasi assolvere Andreotti. In tutto questo il protagonismo di Meluzzi, già deputato e tuttologo, che in piena fase cattolico-esaltante, mena fendenti su chiunque osi contro l’uomo del quale è, guarda caso, portavoce. Unico in controtendenza, ma d’altro canto inattaccabile, don Ciotti il quale non vuole entrare nel merito della questione, ma tocca il nervo scoperto della faccenda, la mole di denaro che ruota attorno a queste comunità. Perché come per Muccioli, così per Gelmini la parte che va in escandescenze di fronte a delle normali (almeno lo dovrebbero essere dal momento che la legge è uguale per tutti) è quella che come nel 1929, per ottenere condiscendenza, appoggi e potere riguarda alla chiesa apostolica romana come serbatoio (di voti), acquiescenza (e ne han ben donde) e protezione (benedizione di cannoni, ma anche di liste elettorali). Questa parte è indefinita e vasta e comprende i vecchi teo-con di matrice conservatrice (ed origine settaria americana) ed i nuovi teo-dem (vale a dire l’ossimoro clericali-laici) che sarebbero i vecchi democristiani ora passati all’ Ulivo –si sa bisogna sopravvivere- i quali fingono di stare dietro a papi e papisti e credono di salvarsi l’anima e la poltrona. Un magma indefinito in cui primeggiano, guarda il caso, sia gli ex mangiapreti della lega nord sia gli anticlericali del MSI sia i rimasugli della vecchia DC e, per non rimanere indietro nella benedizione della bandiere molti DS in fase di annullamento nel magma del PD. Tutti hanno in comune la gestione dell’enorme massa di denaro che gira attorno alle comunità gestite da preti. E non è invenzione se pure don Ciotti, prete e fondatore di comunità dichiara: «Continuo a essere vicino a don Gelmini come persona. Però per andare avanti le strutture devono essere garantite solo dagli enti locali, dalle istituzioni preposte e dai cittadini. Non dalla politica». Chiaro?