giovedì 10 gennaio 2008

Tette culi e il sesso del gorgonzola


Quando ero piccolo non mi piaceva il gorgonzola. Un poco per quell’odore di calzini sporchi che si spandeva per la cucina e un altro poco perché mi raccontavano della sua lavorazione. Non so se credere ai miei nonni o a wikipedia, ma allora credevo decisamente ai nonni che mi raccontavano che quell’ottimo formaggio, almeno sino a che non ci ha messo le mani l’Unione Europea, veniva trattato questa maniera :«si prendeva latte , caglio e quant’altro e poi se ne faceva un formaggio morbido che veniva accuratamente avvolto in carta stagnola e messo -nelle stalle- a passare qualche settimana sotto l’assito dove pisciavano i cavalli». Dopo quel trattamento, la stagnola serviva per fargli prendere l’odore e non la pipì, la ditta gli dava una ripulitine, gli metteva delle belle etichette dove mi pare ci fosse la testa i Cristoforo Colombo, ma non ne sono sicuro, quindi si mandava al negozio dove te lo compravi e potevi finalmente invadere la cucina di quel particolare aroma. Diventato più grande sono diventato un ammiratore del Gorgonzola. Ora –da quando ci ha messo le mani l’Europa- non più; perché pare che quelle strisce verdoline che io non sapevo fosse muffa naturale, adesso è finta. Come le tette della “topolona” cui un cameriere un po’ stronzo serve un gorgonzola che non puzza più.